La Cappella della Custodia Eucaristica e i suoi lavori

Pubblicato giorno 23 novembre 2023 - News

Il 13 ottobre 2023 è stata finalmente restituita al culto e alla preghiera la nostra cappella.

Era ormai dal maggio 2020 che essa risultava chiusa per lavori che ci aspettavamo brevi nella realizzazione. Sono passati tre anni, per alcuni un po’ lunghi e magari incomprensibili, ma finalmente l’attesa può considerarsi giunta al suo termine. Con un doppio momento di benedizione dei nuovi arredi liturgici e con un momento di preghiera guidato dalla Fraternità del SERMIG, si può ora riprendere a vivere questo spazio.

1.    La Cappella della Madonna di Lourdes

La nostra cappella ha una storia non di oggi. Il progetto di uno spazio dedicato alla Madonna di Lourdes apparve fin dall’origine nel progetto elaborato dagli architetti Leonardo e Nicola Mosso, padre e figlio. Era previsto come prosecuzione del complesso della chiesa Ss.mo Redentore, sviluppato verso sud rispetto ad essa: non venne realizzato immediatamente negli anni di costruzione di quest’ultima, tra il 1954 e il 1957, e ciò diede tempo per perfezionare il progetto che a questo punto voleva comprendere spazi per la sacrestia, la cappella appunto e il battistero. Nel 1963 i lavori ripresero per l’esecuzione dell’ampliamento.

La destinazione della cappella era pensata come spazio per la devozione alla Madonna di Lourdes, cara ai torinesi e agli immigrati giunti in quartiere per lavorare in FIAT. All’interno dello stabilimento, la dirigenza organizzava allora abitualmente pellegrinaggi al famoso luogo di apparizioni dell’Immacolata Concezione, e proprio di ritorno da uno di questi, nel maggio 1957, era stata portata al Redentore una statua in marmo raffigurante la Madonna, quasi a grandezza naturale. Lo spazio della cappella venne realizzato seguendo le linee architettoniche della chiesa principale, con un presbiterio solenne e alto che ospitava un grande e ricco basamento di supporto all’effige mariana, un importante altare di forma trapeziodale (un triangolo mozzo), un tavolo di supporto per altro. Nel tempo, la cappella fu luogo di celebrazioni feriali, di amministrazione di battesimi, di nozze di coppie di fidanzati non preoccupati di dover avere tanti invitati.

Un po’ alla volta si sono accumulati sporcizia, incuria, poca manutenzione, ritardo nel completare l’arredo delle sedute per l’assemblea, mancanza o inadeguatezza di infissi, così da portare ai nostri giorni a pensare un intervento di nuova sistemazione.

2.    Storia dei nuovi lavori

Come mai tre anni di lavori?

Anzitutto, se comprendiamo anche il percorso di riflessione e progettazione che ha preceduto il cantiere, la durata complessiva è stata non di tre ma di cinque anni. Fu nell’ottobre 2018 la prima assegnazione di incarico per un progetto di sistemazione della cappella, non andato a buon fine per indisponibilità di ditte realizzatrici. A distanza di tempo, si può riconoscere che quel progetto corrispondeva a poca maturazione degli obiettivi, che solo successivamente giunsero a una migliore definizione.

Nel 2019 i lavori di sistemazione della cappella finirono dentro un grande piano di interventi ritenuti necessari per portare l’intero complesso del Redentore a maggiore funzionalità, adeguamento normativo e completamento. Il piano, dettagliato in 6 punti, fu presentato in Curia per l’approvazione, e dal Consiglio Consultori venne il via libera per alcuni lotti, tra cui quello relativo alla cappella feriale, da dover però verificare nei suoi obiettivi con la Commissione Liturgica Diocesana. Quest’ultima invitò a considerare la sistemazione della cappella in modo più radicale, proponendo di non limitarsi a un intervento di maquillage, ma approfittarne per risolvere soprattutto la questione della collocazione del tabernacolo all’interno dell’intero complesso cultuale e quindi riconsiderare la nuova funzione complessiva della cappella: dare maggiore risalto alla destinazione di luogo della Custodia Eucaristica e verso essa far convergere la devozione mariana e la necessità di un luogo di celebrazione feriale.

Di lì a poco iniziò il lock-down legato alla pandemia. Il Consiglio Pastorale Parrocchiale ne approfittò per una serie di riunioni online in cui, sulla base di un approfondimento delle indicazioni della Chiesa sulla realizzazione degli spazi liturgici, si elaborarono alcune suggestioni riguardanti la gestione degli spazi della cappella. I frutti di quel lavoro oggi non si vedranno propriamente rappresentati nella concreta realizzazione, che ha dovuto fare i conti con le difficoltà di gestione della particolare architettura originaria dello spazio, un rombo mozzato alle sue estremità così da configurare un esagono molto schiacciato. Tuttavia, quel lavoro del CPP ha permesso alla comunità di appropriarsi maggiormente della cura della propria chiesa, di essersi sentita interpellata e di poter oggi dire: “Ci abbiamo pensato insieme!”.

Un gruppo di architetti e ingegneri provenienti dalle società INARCO e COESA engineering elaborò un progetto esecutivo che nella prima metà del 2021 venne assegnato per l’esecuzione a un general contractor legato all’ambiente torinese, Gruppo Tecnoimprese. Per ragioni contrattuali, i lavori vennero assegnati insieme a quelli di altri lotti all’interno del complesso, con l’obiettivo di realizzarli tutti contemporaneamente. Purtroppo, le sorprese emerse con l’apertura di cantiere portarono alla necessità di bloccare l’intervento: gli architetti dovettero ripensare la progettazione di alcune parti; la ditta si trovò in difficoltà ad applicare le proprie metodologie in un cantiere inceppato. Ne seguì una lunga fase di interruzione in cui il progetto relativo alla cappella, che pur non presentava difficoltà di realizzazione, venne comunque sospeso.

Il 2022 è stato l’anno della bolla speculativa legata ai bonus edilizi: per noi i costi sono lievitati del 30-40% senza che si potesse godere di alcuna agevolazione. Finalmente, dopo l’individuazione di un nuovo general contractor, I.E.T. Impianti di Grugliasco, a dicembre 2022 il cantiere è ripreso, con ancora qualche sofferenza nel reperimento di alcuni strumenti a causa dei ritardi nella consegna delle componentistiche elettroniche. Ora siamo pronti.

3.    I criteri generali

Per capire le novità dei lavori realizzati e non cadere in osservazioni semplicistiche e fuori luogo, è bene comprendere cosa ispira nella Chiesa qualsiasi intervento relativo all’esperienza liturgica. Che si tratti dell’acquisto di un vaso liturgico, o di un paramento, o di lavori di riqualificazione di una cappella, i cristiani sono chiamati a muoversi dentro un ambito di esperienza che viene determinato da principi e norme che appartengono a tutta la Chiesa e che oggi fanno riferimento alla riforma liturgica promossa dal Concilio Vaticano II nella Costituzione sulla Sacra Liturgia Sacrosanctum Concilium (1963, poi SC). Il senso di tali principi e norme è quello di voler mantenere una fedeltà al dono e al mandato di Gesù Cristo, di far memoria del suo Mistero Pasquale, di farlo in modalità tali da garantire a tutti i cristiani della cattolicità di sentirsi un corpo solo, di essere attenti alle sensibilità del tempo. La preoccupazione di un cristiano maturo non deve quindi essere quella di verificare anzitutto se il risultato di un lavoro piace o non piace, ma se corrisponde o meno ai principi che ispirano ecclesialmente la Liturgia attuale: solo in seguito può venire la valutazione di gusto.

La costituzione conciliare ci ha parlato della Liturgia come fonte e culmine cui tende l’azione di tutta la Chiesa, per quanto non ne esaurisca le attività (cfr. SC 9-10):

Il lavoro apostolico, infatti, è ordinato a che tutti, diventati figli di Dio mediante la fede e il battesimo, si riuniscano in assemblea, lodino Dio nella Chiesa, prendano parte al sacrificio e alla mensa del Signore. A sua volta, la liturgia spinge i fedeli, nutriti dei «sacramenti pasquali», a vivere «in perfetta unione»; prega affinché «esprimano nella vita quanto hanno ricevuto mediante la fede»; la rinnovazione poi dell’alleanza di Dio con gli uomini nell’eucaristia introduce i fedeli nella pressante carità di Cristo e li infiamma con essa. Dalla liturgia, dunque, e particolarmente dall’eucaristia, deriva in noi, come da sorgente, la grazia, e si ottiene con la massima efficacia quella santificazione degli uomini nel Cristo e quella glorificazione di Dio, alla quale tendono, come a loro fine, tutte le altre attività della Chiesa. (SC 10)

Potremmo quindi anche dire che, nel culmine che già è la Liturgia rispetto all’azione della Chiesa, vi è un momento più espressivo e culminante, che è la celebrazione eucaristica (SC 47-58), specialmente quella delle domeniche e delle feste di precetto (SC 56).

Questa centralità della celebrazione si è a sua volta tradotta in una serie di indicazioni circa gli arredi liturgici, quali le troviamo negli Ordinamenti Generali del Messale Romano (OGMR). A proposito dell’altare nella chiesa (OGMR nn. 296-308), viene detto che ne deve esistere uno e uno solo particolarmente solenne, qualificato come altare fisso, perché l’altare deve significare «l’unico Cristo e l’unica Eucaristia della Chiesa» (OGMR 303). Nelle chiese di nuova costruzione, la realizzazione di altri altari viene scoraggiata, specie se fatta solo per devozione, e l’eventuale altare per la celebrazione feriale, quella che ha luogo con minor concorso di popolo e in una sede più piccola, deve essere costruito con modalità meno impegnative: possibilità che sia un altare mobile (OGMR 298); realizzato con materiali di pregio ma non necessariamente con mensa di pietra (OGMR 301); dedicato a Dio, ma solo benedetto e non consacrato (OGMR 300).

Essendo la celebrazione della Liturgia la vera destinazione della chiesa, il tabernacolo non deve esserne propriamente il centro assoluto. Il tabernacolo è infatti lo strumento per custodire l’Eucaristia, ma non è parte integrante dell’azione liturgica, come lo è invece l’altare nella celebrazione eucaristica. Il tabernacolo, con la sua funzione di custodia, vuole ispirare la preghiera personale e per questo la riforma prevede la possibilità che esso «si trovi piuttosto in qualche cappella adatta all’adorazione e alla preghiera privata dei fedeli, che però sia unita strutturalmente con la chiesa e ben visibile ai fedeli» (OGMR 315). Inoltre, esso deve essere unico nell’intero complesso, inamovibile, solido e inviolabile, non trasparente, chiuso (OGMR 314).

Per quanto concerne le immagini sacre, sculture, statue o pitture, si dice che la loro presenza, specie là dove rimanda alla Vergine Maria e ai santi, permette alla Chiesa di venerare coloro che già sono parte della Liturgia celeste e di ricordare a se stessa di essere in cammino verso quel definitivo luogo di celebrazione e di lode che è il Cielo. Tuttavia, proprio perché, ancora una volta, è la Liturgia terrena la vera funzione dell’edificio chiesa, la presenza delle immagini non deve distogliere l’attenzione dei fedeli dalla celebrazione (OGMR 318): e il centro del mistero celebrato è sempre Cristo.

4.    Obiettivi della progettazione

Nella progettazione della nostra cappella si è cercata una soluzione di compromesso tra questi diversi obiettivi:

  • mantenere le caratteristiche originali della cappella, destinata e caratterizzata per il culto mariano;
  • continuare il processo di adeguamento del complesso della nostra chiesa alla riforma liturgica;
  • farla diventare il luogo della custodia eucaristica, con posizionamento di un tabernacolo fisso con una soluzione che lo ponesse come vero centro dell’ambiente;
  • realizzare uno spazio funzionale a momenti di preghiera diversi dalla celebrazione domenicale e festiva, per gruppi più ridotti e momenti anche di tipo devozionale;
  • rispettare e valorizzare i materiali costruttivi originali, di grande pregio (pietra di Vicenza e decorazione musiva), aggiungendo elementi di pari qualità;
  • aumentare le sedute;
  • curare confort sia nella dimensione dell’accoglienza ambientale, sia in quelle estetica e spirituale.

Trovando la quadra tra tutti questi obiettivi, la cappella ha mutato soprattutto la sua identità: da cappella feriale e della Madonna, è diventata soprattutto “Cappella della Custodia eucaristica”, luogo di culto eucaristico, luogo di celebrazione feriale, luogo di sguardo rivolto alla Madonna.

5.    Le opere

5.1.   Il restauro delle pareti

La pulizia delle pareti della cappella e dell’atrio di accesso ha rappresentato una vera scoperta. Realizzate fin dall’origine in pietra di Vicenza, estratta nella zona dei colli Berici a sud della città omonima, il restauro ha restituito tutta la bellezza e la vivezza del materiale, costituito prevalentemente di carbonato di calcio.

Il tempo e forse qualche ritardo iniziale nel posizionamento dei serramenti, le colature di acqua piovana con sedimenti di calcare aggiuntivo, il circolo d’aria dovuto al sistema di riscaldamento e qualche comportamento non consono come l’utilizzo di scotch per appendere cartelloni, ne avevano completamente offuscato la cromaticità. È emersa invece tutta la bellezza, caratterizzata da un colore caldo in due tonalità a seconda del taglio, una avorio e una paglierino. La non uniformità della composizione contribuisce a offrire un senso di calore all’ambiente, tipico di realizzazioni cui non siamo più abituati.

Per spirito di continuità, come all’origine della costruzione anche i nuovi arredi, colonna del tabernacolo, altare e ambone, sono stati realizzati nello stesso materiale.

Nell’opera di restauro vanno annoverati anche pulizia e ripristino del mosaico che riveste i pilastri e corre lungo le pareti in una fascia che riporta la scritta dell’Ave Maria in italiano.

Il restauro è stato realizzato dall’atelier Ocra Rossa.

5.2.   Il pavimento e il presbiterio

Anche il pavimento dell’ambiente è stato restituito ai suoi fasti tramite lucidatura. Esso è in marmo di Botticino, completamente recuperato eccetto nella zona del presbiterio riqualificato: contribuisce a dare solennità all’ambiente e dà un calore straordinario.

Il presbiterio risulta più basso del precedente per la scelta di volerlo avvicinare maggiormente al piano dell’assemblea e ridurne l’impressione di monumentalità a favore della messa in evidenza della colonna del tabernacolo.

Si è dovuto anche procedere a integrare il rivestimento musivo dei pilastri laterali fino al nuovo piano.

Nel presbiterio trovano collocazione tutti gli arredi liturgici, ad eccezione della sede di presidenza che diventa una seduta appena distinta nella zona dei fedeli, a significare che è tutta la Chiesa a celebrare l’Eucarestia ed il presbitero ne è anch’egli un componente, per quanto presidente.

5.3.   Il tabernacolo

Il tabernacolo è lo strumento della Custodia Eucaristica.

Anche nella sua realizzazione, come avvenne già in passato, si è scelta la via di una piena integrazione con l’ambiente architettonico ospitante e questo ha portato a scartare la via di un manufatto realizzato in serie da fornitori specializzati. La progettazione è stata affidata alla Fondazione “Scuola Beato Angelico”, di Milano, da cent’anni impegnata nel fornire un supporto alle esigenze celebrative delle comunità cristiane fatto di competenza e alta professionalità realizzativa, grazie alla presenza in sede di personale formato, maestranze specializzate e laboratori attrezzati.

L’opera realizzata nasce dallo studio delle tavole di Leonardo Mosso che riportavano la prima progettazione della chiesa del Ss.mo Redentore, in cui era previsto che l’aula si compisse in una ulteriore cupola sovrastante il presbiterio. Il tabernacolo ha dunque la geometria di quella che avrebbe dovuto essere quella cupola e segue completamente le linee architettoniche della chiesa, in miniatura. È realizzato in cassa di ferro rivestita di ottone dorato. La pianta è esagonale e ognuna delle facciate ha una decorazione in smalti colorati posati a freddo. La sequenza dei colori si è ispirata al Trittico dei sette sacramenti, un dipinto del pittore fiammingo Rogier van der Weyden realizzato intorno al 14451450 e conservato presso il Museo reale di belle arti di Anversa in Belgio. Nell’opera cinquecentesca a ognuno dei sacramenti è assegnato un angelo dalla veste di diverso colore. La sesta facciata si apre e da un lato riporta la decorazione in verde, eletto simbolo dell’Eucarestia, dall’altro svela un’ulteriore faccia con l’oblò che contiene l’Ostia consacrata esposta per l’adorazione.

Come la Liturgia è culmine e fonte dell’azione della Chiesa, l’Eucaristia è culmine e fonte dell’esperienza sacramentale.

Se si vuole, la sequenza dei colori delle facciate può anche essere un rimando ai giorni della Creazione, che trova la sua Redenzione nell’opera del Cristo.

Il tabernacolo è posizionato sul sommo di una colonna esagonale in pietra di Vicenza ed è il vero punto di attrazione della cappella, ricordando che il Cristo è il centro della nostra fede e della nostra vita.

5.4.   Il Crocifisso

È opera dell’artista contemporaneo Giuseppe Cordiano.

Si ispira nella forma, nel disegno e nella collocazione ai crocifissi del tardo medioevo che venivano appesi alla volta della chiesa e sovrastavano l’altare.

È realizzato in tempera ad olio stesa su tavola di legno e incisa per delineare la figura. Il colore giallo ocra della croce è segno del piano divino entro cui si compie la morte di Gesù. Sulla tavola sono incise alcune delle sette parole dette da Gesù in croce con le quali Egli ha espresso ciò che stava vivendo e che ancora oggi consegna a noi: «Tutto è compiuto», «Ho sete», «Attirerò tutti a me».

Il posizionamento sopra l’altare ci dice come l’Eucarestia celebrata è sempre segno vivo del Mistero Pasquale, ripresentazione dell’unico vero sacrificio redentivo del Cristo, invito a vivere la Comunione come via per dare forma cristica alla nostra esistenza.

5.5.   L’altare

È stato realizzato negli stessi materiali presenti in cappella, pietra e marmo. La sua dimensione è ridotta rispetto al precedente, sia per esigenze di spazio, sia per sottolineare che la cappella non è il principale luogo di celebrazione della chiesa. L’altare della cappella deve essere inteso come “altare mobile” (cfr. la distinzione presentata in OGMR 298), per quanto fissato a terra, e non è stato consacrato ma solo benedetto. Nemmeno contiene la pietra con le reliquie dei santi.

La pietra di appoggio è in marmo e si distingue per significare che essa è mensa, altare, rimando alla pietra della Resurrezione.

5.6.   La nicchia della Madonna

Uno dei cambiamenti più evidenti è la diversa collocazione della statua della Madonna. Originariamente collocata su un alto basamento in presbiterio, è stata ora posizionata in una nicchia realizzata sfruttando una delle aperture delle pareti che dava accesso a un magazzino.

La scelta consegue alla diversa destinazione della cappella, che si ritiene più in linea con la riforma liturgica. Il centro è il tabernacolo, custodia del sacramento dell’offerta del Cristo e segno della sua presenza reale. Per queste ragioni, fin dall’inizio dei lavori era stata prevista una diversa collocazione della statua, nell’aula grande. In seguito, a motivo delle difficoltà che l’intervento comportava, è emersa l’idea di una soluzione all’interno della cappella, che di fatto lascia la statua là dove si era più affezionati a vederla.

La nicchia è stata rivestita nello stile della restante decorazione della cappella, con mosaico, e riporta alcune scritte che vogliono fissare i diversi misteri convergenti nella figura di Maria: ancella, madre, discepola, sposa, la Chiesa. È un modo per offrire la sua presenza ai fedeli non solo come mediatrice di grazie, ma come modello e compagna nel vivere la vocazione battesimale, vocazione di maggior conformazione al Cristo come Ella riuscì ad essere.

5.7.   Altri arredi e interventi

Tutte le porte dell’atrio e della cappella sono state sostituite o restaurate. Come modello è stato preso quello delle porte originali esterne, con la rifinitura in doghe. Il disegno è stato semplificato anche per preservarle all’esterno dal ristagno dell’acqua piovana. Tutti gli interventi sono realizzati in legno massello frakè.

Per le sedute si è optato per il riutilizzo di una partita di banchi già presente in chiesa, in legno massello di noce mansoia, in buono stato. Si valuterà in futuro un intervento di restauro e rimessa a nuovo.

Le varie finestre a diversi livelli sono state solo risistemate, chiuse le fessure, rinforzati i vetri con pellicola che ne aumenta la resistenza.

I soffitti sono stati ritinteggiati con una tonalità più vicina al color cemento.

L’impianto elettrico è stato rifatto e sono stati posizionati nuovi corpi illuminanti, utilizzando tecnologia LED e un design moderno. Si potrà meglio sfruttare una serie di combinazioni di accensione per diversi momenti di utilizzo, badando di mantenere una illuminazione sufficiente anche in presenza di buio esterno.

Anche il bagno è stato rifatto per migliorarne l’accessibilità e l’utilizzo dello spazio.

5.8.   Interventi da realizzare

Ciò che manca oggi sono solo alcune panche posizionate lungo le pareti al fine di impedire il contatto diretto che potrebbe sporcare la pietra. È invece in fase di lavorazione la porta in vetro da collocare sull’ingresso della cappella dall’esterno.

In futuro si metterà mano alle sedute per ripristinarle al meglio.

Gli idraulici stanno lavorando alla messa in funzione dell’impianto di distribuzione per il riscaldamento, legato a modifiche che interessano anche altri lotti del complesso: ma dovremmo esserci.

Bello sarebbe completare l’intervento edile con una serie di paramenti celebrativi adeguati. La dotazione attuale della parrocchia è fatta per lo più di alcune casule di poco valore e di scarsa fattura: con poca spesa si potrebbe dotare la sacrestia di un set di 4 casule dei 4 colori dei principali tempi liturgici.

Alcuni interventi sono ancora da pagare: ci permetteremo di posizionare un cartellone in chiesa che precisi i costi che dobbiamo ancora sostenere, così da motivare ulteriori donazioni.

6.    I ringraziamenti

Non possono mancare alla fine i ringraziamenti.

Anzitutto essi vanno a chi ha avuto la pazienza di attendere la fine dei lavori e li ha seguiti con trepidazione, con comprensione per le difficoltà, con sincero sostegno.

Il ringraziamento va a tutti coloro che hanno scelto di offrire denaro per questa realizzazione, capendo la necessità di dover fare di più. Sono tanti i segni di sostegno economico che avete voluto manifestare, chi in forma diretta, chi in modo più anonimo, chi aumentando l’offerta per le S.Messe o scegliendo di acquistare un prodotto in più al banco del gruppo Cucinare Insieme, chi donando una somma non prevista entrata in casa. Spero che si possa riconoscere che i soldi donati sono stati amministrati bene.

Una grande riconoscenza la dobbiamo alla Curia Diocesana che ha messo a nostra disposizione significativi fondi derivanti dall’8xmille (€50.000,00, che vanno ad aggiungersi a quelli ricevuti per altri lotti di intervento). Trovo importante che ne abbiamo coscienza, così da essere motivati ad apporre la nostra firma a favore della Chiesa Cattolica nella dichiarazione dei redditi, invitando anche altri a fare lo stesso.

Un ringraziamento particolare a chi ha voluto fare una donazione significativa in memoria del proprio caro Gros-Pietro Ermanno: una targa all’ingresso lo ricorda. È una modalità che anche altri potrebbero seguire, se lo volessero: fare una donazione che ci metta in comunione con i cari dell’aldilà e vada a loro vantaggio.

Un ringraziamento va ai consigli della comunità e del parroco, il CPP e il CPAE: dai loro membri sono venute idee, desiderio di sentirsi parte dell’opera, critiche costruttive, pungolo davanti allo scorrere del tempo, ricerca di strategie per il reperimento di fondi. Tutto questo è servito davvero tanto.

Un ringraziamento va a chi ha progettato e realizzato tutto: agli architetti e ingegneri, alle diverse maestranze intervenute. In un tempo in cui tutti vogliono realizzare molto e con facilità, non è stato facile dedicarsi alla realizzazione di un’opera così particolare, così diversa da tanta altra edilizia e di valore simbolico tanto grande.

Un ringraziamento anche a chi ha realizzato le due opere del tabernacolo e del Crocifisso, che aggiungono valore artistico alla nostra già bella cappella.

E un ultimo va a tutti i parrocchiani che in questi ultimi mesi si sono dedicati alla pulizia e a tutte quelle opere di completamento di vari aspetti legati all’utilizzo della cappella che ora inizierà.

L’auspicio è che ora tutto questo si tramuti in un di più di preghiera da poter vivere a titolo personale e comunitario, usando dei segni eminenti che il Signore ci ha lasciato per ispirare e nutrire il nostro cammino di fedeli: Gesù Cristo, l’Eucarestia e Sua Madre, di cui la Chiesa è custode nel tempo. Potrà essere un compito del CPP quello di pensare ulteriori forme per sensibilizzare maggiormente la comunità: ma tutti possono già attivarsi per godere e usare con frutto di questo bello spazio. Così come saranno ben accolte iniziative di gruppi di laici che vogliano segnalarsi per vivere insieme momenti di preghiera. Un’attenzione da avere sarà magari quella di non mostrarsi pretenziosi o esigenti in modo eccessivo, ricordando che la preghiera è anzitutto fattore del cuore, della fede e non della forma.

Vi auguro buona visita di questa che è casa della nostra fede, luogo in cui stare seduti come Maria di Betania e godere della presenza sacramentale di Gesù, nostro salvatore, amico, fratello.

Torino, 14 ottobre 2023

Don Alberto Savoldi, parroco