Cari sposi,
cogliamo l’occasione della festa degli anniversari di matrimonio, per riflettere sul significato della famiglia, sulla sua vocazione e missione oggi e sull’importanza che essa assume, non solo a livello civile, ma anche e soprattutto per la Chiesa e per le coppie stesse.
Poter festeggiare questa ricorrenza ogni anno, significa non solo ripensare al proprio passato e vissuto, ma anche proiettarsi con rinnovato slancio verso un futuro, che non possediamo, ma in cui possiamo rinnovare tutte le nostre promesse.
Consapevole che il matrimonio e la famiglia costituiscono uno dei beni più preziosi dell’umanità, la Chiesa vuole offrire il suo aiuto a far scoprire la bellezza e la grandezza della vocazione all’amore e al servizio della vita.
Già a partire dal Concilio Ecumenico Vaticano II, la Chiesa ha sviluppato un ricco insegnamento sul matrimonio e la famiglia ed in una delle espressioni più alte di questo Magistero, la Costituzione pastorale Gaudium et Spes ha dedicato un intero capitolo alla dignità del matrimonio e della famiglia. In esso il matrimonio e la famiglia sono definiti come: “L’intima comunità di vita e d’amore coniugale, fondata dal Creatore e strutturata con leggi proprie, è stabilita dall’alleanza dei coniugi, vale a dire dall’irrevocabile consenso personale. E così, è dall’atto umano col quale i coniugi mutuamente si danno e si ricevono, che nasce, anche davanti alla società, l’istituzione del matrimonio, che ha stabilità per ordinamento divino” (GS, 48). Il «vero amore tra marito e moglie» (GS, 49) implica la mutua donazione di sé, include e integra la dimensione sessuale e l’affettività, corrispondendo al disegno divino (cf. GS, 48-49). Ciò rende chiaro che il matrimonio, e l’amore coniugale che lo anima, «sono ordinati per loro natura alla procreazione ed educazione della prole» (GS, 50). Inoltre, viene sottolineato il radicamento in Cristo degli sposi: Cristo Signore «viene incontro ai coniugi cristiani nel sacramento del matrimonio» (GS, 48) e con loro rimane. Egli assume l’amore umano, lo purifica, lo porta a pienezza, e dona agli sposi, con il suo Spirito, la capacità di viverlo, pervadendo tutta la loro vita di fede, speranza e carità.
In questo modo gli sposi sono come consacrati e, mediante una grazia propria, edificano il Corpo di Cristo e costituiscono una Chiesa domestica (cf. LG, 11), così che la Chiesa, per comprendere pienamente il suo mistero, guarda alla famiglia cristiana, che lo manifesta in modo genuino.
Con l’Esortazione Apostolica Familiaris Consortio, Giovanni Paolo II ha indicato la famiglia come via della Chiesa, ha offerto una visione d’insieme sulla vocazione all’amore dell’uomo e della donna, ha proposto le linee fondamentali per la pastorale della famiglia e per la presenza della famiglia nella società.
Benedetto XVI nell’enciclica Caritas in Veritate, evidenzia l’importanza dell’amore familiare come principio di vita nella società, luogo in cui s’apprende l’esperienza del bene comune. “Diventa così una necessità sociale, e perfino economica, proporre ancora alle nuove generazioni la bellezza della famiglia e del matrimonio”.
Papa Francesco, nell’Enciclica Lumen Fidei affronta così il legame tra la famiglia e la fede: «Il primo ambito in cui la fede illumina la città degli uomini si trova nella famiglia. Penso anzitutto all’unione stabile dell’uomo e della donna nel matrimonio […] Promettere un amore che sia per sempre è possibile quando si scopre un disegno più grande dei propri progetti» (LF, 52).
Nell’Esortazione Apostolica Evangelii Gaudium, il Papa richiama la centralità della famiglia tra le sfide culturali odierne: «La famiglia attraversa una crisi culturale profonda, come tutte le comunità e i legami sociali. La famiglia nei tempi odierni è stata, come e forse più di altre istituzioni, investita dalle ampie, profonde e rapide trasformazioni della società e della cultura.
Molte famiglie vivono questa situazione nella fedeltà a quei valori che costituiscono il fondamento dell’istituto familiare. Altre sono divenute incerte e smarrite di fronte ai loro compiti o, addirittura, dubbiose e quasi ignare del significato ultimo e della verità della vita coniugale e familiare.
Ribadiamo allora che l’amore completo e profondo tra i coniugi non si basa solo sulle capacità umane: Dio sostiene questa alleanza con la forza del suo Spirito. La scelta che Dio ha fatto nei nostri confronti si riflette in certo modo nella scelta del coniuge: come Dio mantiene la sua promessa anche quando falliamo, così l’amore e la fedeltà coniugale valgono “nella buona e nella cattiva sorte”.
Il matrimonio è dono e promessa di Dio, che ascolta la preghiera di coloro che chiedono il suo aiuto. La durezza di cuore dell’uomo, i suoi limiti e la sua fragilità di fronte alla tentazione sono una grande sfida per la vita comune. La testimonianza di coppie che vivono fedelmente il matrimonio mette in luce il valore di questa unione indissolubile e suscita il desiderio di rinnovare continuamente l’impegno della fedeltà.
L’indissolubilità corrisponde al desiderio profondo di amore reciproco e duraturo che il Creatore ha posto nel cuore umano, ed è un dono che Egli stesso fa ad ogni coppia: «quello che Dio ha congiunto, l’uomo non lo separi» (Mt 19,6; cf. Mc 10,9).
«San Paolo, parlando della nuova vita in Cristo, dice che i cristiani –tutti – sono chiamati ad amarsi come Cristo li ha amati, cioè “sottomessi gli uni agli altri” (Ef 5,21), che significa al servizio gli uni degli altri. E qui introduce l’analogia tra la coppia marito-moglie e quella Cristo-Chiesa. È chiaro che si tratta di una analogia imperfetta, ma dobbiamo coglierne il senso spirituale che è altissimo e rivoluzionario, e nello stesso tempo semplice, alla portata di ogni uomo e donna che si affidano alla grazia di Dio» (Francesco, U.G. 6/5/2015). Ancora una volta è un annuncio che dà speranza.
Il fine unitivo del matrimonio è un costante richiamo al crescere e all’approfondirsi di questo amore. Nella loro unione di amore gli sposi sperimentano la bellezza della paternità e della maternità; condividono i progetti e le fatiche, i desideri e le preoccupazioni; imparano la cura reciproca e il perdono vicendevole. In questo amore celebrano i loro momenti felici e si sostengono nei passaggi difficili della loro storia di vita. La bellezza del dono reciproco e gratuito, la gioia per la vita che nasce e la cura amorevole di tutti i membri, sono alcuni dei frutti che rendono unica e insostituibile la risposta alla vocazione della famiglia.
Rendiamo grazie a Dio per il matrimonio perché attraverso la comunità di vita e d’amore, i coniugi cristiani conoscono la felicità e sperimentano che Dio li ama personalmente, con passione e tenerezza.
Il gruppo CPM della Parrocchia Gesù Redentore