Iryna è una vedova Ucraina della mia età, e viene periodicamente al nostro Centro d’Ascolto Caritas perché con la sua piccola pensione tira avanti a fatica.
La aiutiamo solitamente con un pacco viveri o, eccezionalmente, con un contributo per il pagamento di qualche bolletta più pesante delle altre.
Questa volta non viene a mani vuote. Porta con sé un set di asciugamani da bagno, comprati in mattinata probabilmente al supermercato vicino. Ci spiega che nella notte appena trascorsa ha fatto un sogno, un sogno che spera e vuole non sia premonitore. Dopo non si è più riaddormentata.
Nel sogno suo figlio è ancora bambino e lei gli lava i piedi. Il figlio, chiarisce con l’incertezza data dall’emozione, ora ha 35 anni ed è in guerra in Ucraina. Mentre lava i piedini al bambino, bussano alla porta. E’ Oleksiy, il genero morto un anno e mezzo fa in combattimento. Oleksiy entra in casa e Iryna lo invita a sedersi e a mettere i piedi nella bacinella: laverà i piedi anche a lui come ha fatto con il bambino.
Ma l’uomo declina l’invito perché vuole degli asciugamani che la donna non ha. Sono gli asciugamani che la donna ha comprato e che ora porta a noi perché li possiamo donare a qualcuno, che sia uomo, che ne ha bisogno.
È una loro usanza: i desideri dei morti devono essere esauditi donando l’oggetto ai poveri.
Noi volontari abbiamo i brividi. Raccogliamo i teli e la ringraziamo, faremo come dice.
Prima di congedarla non riesco a non chiedere a Iryna della figlia rimasta vedova. Alina ha due figli, vive ancora nella zona di Zaporizhzhia, e raggiungerà la madre in Italia non appena lì arriverà Putin. Non dice “se”.
Gian Mario – volontario Centro d’Ascolto