Presentazione dei temi

Pubblicato giorno 25 febbraio 2022 - News

 

 

Torino, 26 febbraio 2022

2 – Sinodo 2021-2023:

i temi della Settimana Sinodale presso la parrocchia Gesù Redentore

Nelle scorse settimane vi abbiamo parlato di come Papa Francesco abbia indetto il Sinodo universale 2021- 23 e di come abbia voluto che fossero poste in atto azioni dal basso per far partire il movimento sinodale. La nostra parrocchia, in tutti i membri che vorranno cogliere l’occasione, è convocata in una SETTIMANA SINODALE che si svolgerà dal 13 al 19 marzo 2022. Con libertà, credenti e non credenti, persone impegnate pastoralmente e uomini e donne tutti, saremo invitati a ritrovarci a vivere un confronto e un discernimento su alcuni temi della vita ecclesiale e sul rapporto con il territorio e l’umanità che incontriamo ogni giorno.

La settimana sinodale si svolgerà come una serie di incontri ognuno dei quali verterà su uno dei temi e si svolgerà come una conversazione tra coloro che si saranno iscritti per quell’appuntamento: seguendo le indicazioni in fondo a questo foglio, comprenderete come effettuare l’iscrizione. Ognuno potrà scegliere, in base a sensibilità e disponibilità di tempo, dove e quando offrire il proprio contributo. L’approccio migliore è che ognuno guardi alla propria sensibilità umana e cristiana e, sentendola concretizzarsi in uno specifico ambito di vita, scelga quello come il tema in cui impegnarsi nel raccontare e nell’ascoltare. È possibile partecipare a più temi/gruppi, senza voler prevaricare con la propria presenza il contributo degli altri.

I temi che troverete di seguito elencati sono stati formulati con attenzione alla nostra realtà, ma possono risentire di limiti o di esclusioni. Ogni persona che coglierà l’opportunità di questo appuntamento sinodale potrà, con fantasia e rispetto, fornire ulteriori sfumature dei temi proposti e così altra ricchezza sarà portata dentro il cammino stesso.

In questo lavoro sarà importante non cadere nella discussione, la quale focalizza tutto su un solo punto di vista o una esperienza e manca di rispetto verso le altre. Sarà anche importante non affrontare questo momento come verifica solo degli ultimi anni di vita della comunità, e percepire quanto portato da tutti come contributo positivo e propositivo: sarebbe un errore abbandonarsi a una critica generalizzata o troppo puntuale. La Chiesa e la parrocchia che, tramite il lavoro del Consiglio Pastorale Parrocchiale, ci offrono questa occasione, ci stanno facendo già un gran regalo che dobbiamo saper valorizzare: la Chiesa è sempre un corpo bisognoso di riforma, ma testimonia anche di essere disponibile a camminare e vuole farlo insieme.

Il vero frutto di questo momento parrocchiale vorrebbe essere per tutti la percezione che esistono spazi in cui le questioni vengono affrontate con processi partecipativi, in cui ci si incontra in nome di fiducia reciproca, si pongono gli argomenti parlando e ascoltandosi, ci si immerge nel discernimento per giungere a conclusioni nell’ascolto più grande dello Spirito Santo. Spetta a ognuno di noi far in modo che gli spazi creati divengano vere occasioni di cammino comune, offrendo anzitutto sé stessi al rinnovamento che lo Spirito ci invita a compiere. Probabilmente, è questo il momento in cui far rinascere una nuova alleanza tra tutti, superando la logica delle contrapposizioni, delle rivendicazioni, della nostalgia: non andiamo da nessuna parte se non assumiamo fino in fondo uno sguardo di fede nella lettura di ciò che ci accade.

I temi sono stati espressi secondo due ambiti macro: il primo è la prospettiva del cammino interno della Chiesa; il secondo è invece quello della Chiesa-Popolo di Dio che cammina con l’intera famiglia umana.

LA PROSPETTIVA DEL CAMMINO INTERNO DELLA CHIESA – I TEMI:

1. La vita parrocchiale come vita sinodale. La vita della nostra parrocchia deve essere letta necessariamente nel contesto del fenomeno dell’immigrazione che ha sempre caratterizzato questo quartiere, a ondate sempre nuove e sempre diverse. L’integrazione sociale e culturale si è ripetuta come necessità anche nell’ambito della vita parrocchiale, nel modo di pensare la fede e di programmare la pastorale. Raccontiamo le storie di questa integrazione tra diversi approcci alla fede fatte nel passato e vissute nell’oggi, di come siano state vissute e affrontate insieme le sfide quotidiane che di volta in volta si presentavano. Raccontiamo quale contributo è giunto a questo processo dall’esperienza degli organi di consultività, specie il Consiglio Pastorale Parrocchiale.

2. Il momento celebrativo-liturgico. È uno dei momenti topici della vita parrocchiale. Il Concilio Vaticano II ci ha ricordato che il Popolo di Dio è chiamato tutto a una partecipazione attiva (Sacrosanctum Concilium 14): essa permette di vivere la celebrazione come momento in cui sentire la gratitudine dei doni della fede, speranza e carità che riceviamo da Cristo, cercare sempre in Lui la luce che ci guida, unirsi a Lui nella donazione della propria vita per la santificazione del mondo. La partecipazione sarebbe invece passiva se si limitasse ad essere la risposta formale in cui l’obbedienza a un precetto servisse solo a mettere a posto la nostra coscienza debole e impaurita. Parliamo di come la proposta liturgica nella nostra comunità abbia contribuito a far crescere la nostra partecipazione attiva al Mistero della vita di Cristo, quali esperienze hanno inciso maggiormente in questa crescita, quale percorso ci sembra di dover fare ancora.

3. Formazione della coscienza cristiana e sinodalità. L’incontro con Gesù vuole essere significativo per tutto ciò che viviamo e non si riduce ad alcuni momenti di preghiera. Egli istruì continuamente i suoi discepoli e ancora oggi, nelle tante forme che vanno dal Magistero, alla catechesi, allo studio, alla meditazione, opera per dare alla coscienza la forma della vita nuova che ci vuole donare. Questa formazione è appropriata nella misura in cui integra tra loro la luce proveniente dalla Rivelazione e le sollecitazioni provenienti invece dalla vita, in un dialogo e una proposta continua dove queste interrogano Dio, e Gesù risponde offrendo la forma dell’uomo nuovo-e-rinnovato. In questo tempo, per la verità, la richiesta di tale formazione d’una coscienza cristiana è molto ridotta, come se non ce ne fosse bisogno, mentre prevale un modo di rivolgersi al Magistero come se questo dovesse limitarsi ad avallare le forme di vita emergenti nel mondo, senza un vero confronto con il progetto divino: la Chiesa dovrebbe camminare con il mondo, ma il mondo non sente il bisogno di dover camminare con un Dio che si propone come via, verità e vita (Gv 14, 6). Il sentimento religioso è ancora molto presente, ma senza che sia un modo per dare forma alla vita. Parliamo di questo scambio, di come lo facciamo: raccontiamo della forma che ha avuto in noi e in comunità la formazione della nostra coscienza e chiediamoci se è stato un far camminare insieme Dio e il mondo. Cosa vorremmo chiedere al Magistero della Chiesa?

4. La Terza età all’interno della comunità. In un mondo in cui conti solo se sei giovane e attivo, la Terza età rischia di coglierci impreparati: raccogliamo i frutti di aver noi stessi inseguito un modello solo attivo e giovanile, rischiamo spesso la solitudine, fatichiamo a dare un senso alle  giornate, siamo spaventati dal manifestarsi dei segni del tempo e dei limiti del corpo. Dentro un progresso così accelerato, in un attimo ci si sente non-al-passo e si vive molta fatica a dialogare con le generazioni più giovani. Le quali, paradossalmente, tornano a manifestare il bisogno di appoggiarsi ai genitori/anziani, specie nella cura dei figli, specie là dove non si sono costruite della nuove famiglie durature nel tempo. Dopo aver vissuto una vita intera a cercare il sostegno di Gesù, ora si fatica a mettersi in cammino verso l’incontro con Lui nell’aldilà. Raccontiamo l’esperienza della fede e della comunità al tempo della Terza età e apriamoci pure all’ascolto attento dei nostri anziani, in atteggiamento di necessaria gratitudine e carità.

5. Compagni di viaggio. Così dovremmo sentirci tra di noi all’interno della comunità, tra uomini e donne credenti che condividono la strada e la meta. Il viaggio è quello della vita, in cui tutti sono protagonisti, ma è anche il viaggio della sequela del Maestro che ci conduce verso la purificazione e la liberazione. Nella società odierna si ritiene che uno degli atteggiamenti necessari al cammino sia quello della inclusività, l’attenzione a integrare man mano le esperienze nuove o marginali. Ci proponiamo qui di raccontare come avviene nella comunità il fenomeno del diventare compagni di viaggio del Signore e tra noi, avendo particolare attenzione a capire dove si verifichino marginalità che sono in realtà forme di esclusione, indotte o auto-indotte. Siamo invitati a dirci come la sequela del Signore diventa esperienza di compagnia tra noi, in che modo affrontiamo i confronti problematici, in che modo l’inclusione nella Chiesa si realizza nel solco della sua stessa missione: partecipazione al Regno di Dio e non riduzione delle sue esigenze; conversione del cuore e del pensiero e non rivendicazione di spazi; accoglienza del piano divino sull’uomo e non nuova Babilonia.

LA PROSPETTIVA DEL POPOLO DI DIO IN CAMMINO CON L’INTERA FAMIGLIA UMANA – I TEMI

6. Parrocchia e territorio. Nella nostra comunità questo rapporto è stato oggetto di importanti riflessioni ed esperienze, perché il fenomeno della crescita di un quartiere dal nulla ha portato anche la comunità cristiana a formarsi una nuova identità di parrocchia, legata al territorio. Tra le esperienze ultime che ben ricordiamo, la partecipazione al progetto Urban 2 con un apporto specifico. Raccontiamo cosa ha significato per la comunità cristiana la categoria “territorio”, quali aspettative sono state confermate nel tempo e quali hanno segnato il passo, quali revisioni di quell’approccio ci sentiamo di proporre.

7. La comunità cristiana e il bisogno di integrazione degli immigrati. A Mirafiori Nord, gli immigrati, è bene ricordarlo sempre, sono tanti e di diverse specie: piemontesi, veneti, meridionali, nord africani e africani in genere, est-europei. Gli immigrati sono sempre portatori di una cultura e non solo bisognosi di servizi; e chi si ritiene più indigeno rispetto a un territorio vive sempre con fatica l’apertura culturale. Il confronto deve essere necessariamente profondo e corretto: deve essere condotto con vera e non presuntuosa coscienza di sé, deve anche essere capace di ascolto e comprensione profonda dell’altro. Non può ridursi a fare uno scambio di ricette, non può essere forme di tolleranza e rispetto che non entrano mai nel merito delle cose. Raccontiamo le esperienze riuscite di scambio e dialogo culturale; raccontiamo le difficoltà ad andare oltre il buonismo dell’accoglienza fatta dalla supponenza circa il proprio valore. Raccontiamo le esperienze di vero incontro culturale e quali quesiti ci pone ancora il cammino della reciproca integrazione.

8. Cattolici e società civile. I cattolici sono abitualmente inseriti nella società comune: impegnati nel lavoro, nella scuola, nell’economia, nella politica, nella cultura, nel mondo della salute, nello sport, nell’arte. Considerano il mondo come opera donata da Dio e condotta da quegli uomini fatti a immagine e somiglianza di Dio. Amano il mondo, e vogliono offrire il proprio contributo alla costruzione di una società più a misura d’uomo. In cosa consiste il contributo cattolico alla società? È possibile? Di quali tensioni vive?

9. I giovani, la cultura giovanile e la comunità cristiana. Uno dei confronti tra esperienze vuole interpellare voi giovani perché raccontiate il vostro rapporto con la Chiesa e perché possiate mettervi in ascolto della simpatia che sempre vi circonda in essa. La Chiesa non è solo un’istituzione: è anzitutto un popolo di persone disponibili ad ascoltare. Da tutte le parti si vivono reciproche attese: i giovani verso gli adulti,gli adulti verso i giovani. Raccontiamo esperienze di cammino insieme tra generazioni diverse e come la comunità cristiana comunica la propria apertura ai giovani, ma anche di cosa voi giovani vi sentite grati alla Chiesa o di quali attenzioni vi sentite più bisognosi.

La commissione organizzatrice per il CPP