Il Symbolo Apostolico

Pubblicato giorno 9 agosto 2021 - News

Da qualche mese, a partire dalla Festa di Pasqua 2021, nella nostra parrocchia abbiamo cominciato a professare nella Messa la nostra fede tramite una diversa formula, quella del “Simbolo Apostolico”.
È stata un po’ una sorpresa scoprire che a molti questa è parsa una stranezza.
Ma questa formula della nostra fede ha una tradizione e una collocazione importante nella trasmissione della fede all’interno della Chiesa, per cui è piuttosto maggiormente preoccupante il fatto che non ci sia stata una educazione alla fede che collegasse la nostra, di uomini contemporanei, a quella di tutta la Chiesa, fin dalla fede espressa dagli apostoli, da Pietro.
La Liturgia (cfr. le Precisazioni – n° 3, della Conferenza Episcopale Italiana all’OGMR), che è una espressione viva ma anche piena di memoria, continua a proporre che, almeno nel Tempo di Quaresima e Pasqua, si possa sostituire il Credo che abitualmente recitiamo con il Simbolo degli Apostoli: e, per questo, stiamo insistendo un po’ per recuperarlo nel nostro repertorio ed eventualmente impararlo. Non c’è nessuna velleità tradizionalista o nostalgica nel chiedere questa piccola fatica: è piuttosto un modo per renderci più ricchi nella consapevolezza, nella professione e nella testimonianza della nostra fede, volendoci dire questa piccola prassi quanto nel credere siamo parte di un corpo, la Sposa di Cristo, e non dei liberi battitori o dei riformisti slegati dalla Chiesa, ultimamente slegati da qualsiasi cosa, Gesù Cristo compreso.
A proposito del Simbolo, riportiamo qui gli articoli del Catechismo della Chiesa Cattolica che ne parlano volendoci dire qual è il valore dell’avere una sintesi della fede espressa in un piccolo, e tuttavia definito, compendio come è il Credo.

Dal Catechismo della Chiesa Cattolica

185 Chi dice: «Io credo», dice: «Io aderisco a ciò che noi crediamo». La comunione nella fede richiede un linguaggio comune della fede, normativo per tutti e che unisca nella medesima confessione di fede.

186 Fin dalle origini, la Chiesa apostolica ha espresso e trasmesso la propria fede in formule brevi e normative per tutti.  Ma molto presto la Chiesa ha anche voluto riunire l’essenziale della sua fede in compendi organici e articolati, destinati in particolare ai candidati al Battesimo.

«Il simbolo della fede non fu composto secondo opinioni umane, ma consiste nella raccolta dei punti salienti, scelti da tutta la Scrittura, così da dare una dottrina completa della fede. E come il seme della senape racchiude in un granellino molti rami, così questo compendio della fede racchiude tutta la conoscenza della vera pietà contenuta nell’Antico e nel Nuovo Testamento».

187 Tali sintesi della fede vengono chiamate «professioni di fede», perché riassumono la fede professata dai cristiani. Vengono chiamate «Credo» a motivo di quella che normalmente ne è la prima parola: «Io credo». Sono anche dette «Simboli della fede».

188 La parola greca symbolon indicava la metà di un oggetto spezzato (per esempio un sigillo) che veniva presentato come un segno di riconoscimento.
Le parti rotte venivano ricomposte per verificare l’identità di chi le portava. Il «Simbolo della fede» è quindi un segno di riconoscimento e di comunione tra i credenti. Symbolon passò poi a significare raccolta, collezione o sommario. Il «Simbolo della fede» è la raccolta delle principali verità della fede. Da qui deriva il fatto che esso costituisce il primo e fondamentale punto di riferimento della catechesi.

189 La prima «professione di fede» si fa al momento del Battesimo. Il «Simbolo della fede» è innanzi tutto il Simbolo battesimale. Poiché il Battesimo viene dato «nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo» (Mt 28,19), le verità di fede professate al momento del Battesimo sono articolate in base al loro riferimento alle tre Persone della Santa Trinità.

190 Il Simbolo è quindi diviso in tre parti: «La prima è consacrata allo studio di Dio Padre e dell’opera mirabile della creazione; la seconda allo studio di Gesù Cristo e del mistero della redenzione; la terza allo studio dello Spirito Santo, principio e sorgente della nostra santificazione». Sono questi «i tre capitoli del nostro sigillo [battesimale]».

191 «Queste tre parti sono distinte, sebbene legate tra loro. In base a un paragone spesso usato dai Padri, noi li chiamiamo articoli. Infatti, come nelle nostre membra ci sono certe articolazioni che le distinguono e le separano, così, in questa professione di fede, giustamente e a buon diritto si è data la denominazione di articoli alle verità che dobbiamo credere in particolare e in maniera distinta». Secondo un’antica tradizione, attestata già da sant’Ambrogio, si è anche soliti contare dodici articoli del Credo, simboleggiando con il numero degli Apostoli l’insieme della fede apostolica.

192 Nel corso dei secoli si sono avute numerose professioni o simboli della fede, in risposta ai bisogni delle diverse epoche: i Simboli delle varie Chiese apostoliche e antiche, il Simbolo «Quicumque», detto di sant’Atanasio, le professioni di fede di certi Concili (di Toledo; Lateranense;  di Lione; di Trento), o di alcuni Sommi Pontefici, come: la «fides Damasi» o «Il Credo del popolo di Dio» di Paolo VI (1968).
193 Nessuno dei Simboli delle diverse tappe della vita della Chiesa può essere considerato sorpassato ed inutile. Essi ci aiutano a vivere e ad approfondire oggi la fede di sempre attraverso i vari compendi che ne sono stati fatti. Fra tutti i Simboli della fede, due occupano un posto specialissimo nella vita della Chiesa:

194 Il Simbolo degli Apostoli, così chiamato perché a buon diritto è ritenuto il riassunto fedele della fede degli Apostoli. È l’antico Simbolo battesimale della Chiesa di Roma. La sua grande autorità gli deriva da questo fatto: «È il Simbolo accolto dalla Chiesa di Roma, dove ebbe la sua sede Pietro, il primo tra gli
Apostoli, e dove egli portò l’espressione della fede comune» (sant’Ambrogio).

195 Il Simbolo detto niceno-costantinopolitano, il quale trae la sua grande
autorità dal fatto di essere frutto dei primi due Concili Ecumenici (325 e 381).
È tuttora comune a tutte le grandi Chiese dell’Oriente e dell’Occidente.

196 La nostra esposizione della fede seguirà il Simbolo degli Apostoli, che rappresenta, per così dire, «il più antico catechismo romano». L’esposizione però sarà completata con costanti riferimenti al Simbolo niceno-
costantinopolitano, in molti punti più esplicito e più dettagliato.

197 Come al giorno del nostro Battesimo, quando tutta la nostra vita è stata affidata «a quella forma di insegnamento» (Rm 6,17), accogliamo il Simbolo della nostra fede, la quale dà la vita. Recitare con fede il Credo significa entrare in comunione con Dio, il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, ed anche con tutta la Chiesa che ci trasmette la fede e nel seno della quale noi crediamo:

«Questo Simbolo è un sigillo spirituale, è la meditazione del nostro cuore
e ne è come una difesa sempre presente: senza dubbio è il tesoro che
custodiamo nel nostro animo» (sant’Ambrogio).

 

Il Testo

Io credo

in Dio, Padre onnipotente,

creatore del cielo e della terra;

e in Gesù Cristo, suo unico Figlio,

nostro Signore,

(alle parole che seguono si fa un segno riverenza, o chinando il capo, o inginocchiandosi)

il quale fu concepito di Spirito Santo,

nacque da Maria Vergine,

patì sotto Ponzio Pilato,

fu crocifisso, morì e fu sepolto;

discese agli inferi;

il terzo giorno risuscitò da morte;

salì al cielo,

siede alla destra di Dio Padre onnipotente;

di là verrà a giudicare i vivi e i morti.

Credo nello Spirito Santo,

la santa Chiesa cattolica,

la comunione dei Santi,

la remissione dei peccati,

la risurrezione della carne,

la vita eterna.

Amen