È bello ripartire!

Pubblicato giorno 23 maggio 2020 - In home page, News

 

Quale gioia, quando mi dissero:

Andremo alla casa del Signore!

Già sono fermi i nostri piedi
alle tue porte Gerusalemme!
Gerusalemme è costruita
come città unita e compatta.
È là che salgono le tribù,
le tribù del Signore,
secondo la legge d’Israele,
per lodare il nome del Signore.
Là sono posti i troni del giudizio,
i troni della casa di Davide.
Chiedete pace per Gerusalemme:
vivano sicuri quelli che ti amano;
sia pace nelle tue mura,
sicurezza nei tuoi palazzi.
Per i miei fratelli e i miei amici
io dirò: “Su te sia pace!”.
Per la casa del Signore nostro Dio,
chiederò per te il bene.

È il salmo 121: gli ebrei lo cantavano quando, dopo un pellegrinaggio fatto dalle loro case, dai luoghi delle loro esistenze concrete, si recavano una volta all’anno a Gerusalemme, per entrare nel Tempio, e lì vivere i sacrifici di comunione con Dio.
Tempio, riti, fratelli, comunione: tutte queste cose avrebbero potuto finalmente gustare nella Città Santa. Tutte cose che, nel loro peregrinare, avevano desiderato, immaginato, pregustato dopo averne sentito la mancanza per lungo tempo, per tutto il tempo in cui avevano dovuto dar precedenza ad altro, alle cose necessarie imposte dalle circostanze, ma non tali da sopire il pensiero che ci fossero pure altre cose importanti, forse ancor più decisive: l’anima, lo spirito, la memoria dei benefici essenziali e quotidiani ricevuti da Dio, la certezza della possibilità della comunione con il Dio della vita.
Tempio, riti, fratelli, comunione: tutte cose che anche a noi sono mancate per qualche tempo, costretti dalle circostanze. La pandemia, le notizie drammatiche, la paura, la confusione delle norme o delle loro applicazioni, il saper o non saper utilizzare i moderni mezzi di comunicazione: per una ragione o un’altra siamo rimasti paralizzati, lontani, eppure con un pensiero fisso, che tutta l’urgenza delle restrizioni imposte dovesse trovare un bilanciamento in qualcosa di più, socialmente meno urgente, ma umanamente necessario, decisivo.
Ora ripartiamo. Lo dobbiamo dire quasi sottovoce, per il timore che la situazione si complichi nuovamente (“Dio non voglia!”, vien da pregare). Lo dobbiamo fare con tante precauzioni e tanti cambiamenti nelle modalità, ma l’essenza dei gesti non è tolta. Le precauzioni sono pienamente giustificate: ciò che è accaduto a tanti ammalati e morti, ciò che accade a tanti in crisi col lavoro bloccato per il bene di tutti, chiede che siamo collettivamente responsabili gli uni degli altri e che poniamo tutti gli sforzi umanamente possibili e ragionevoli per non ricadere nel dramma, o per uscirne, con tempi comunque lunghi.

È bello ripartire!
Lo voglio dire con chiarezza: è bello ripartire. Seppur dovremo avere tante precauzioni, il significato della ripresa ha un valore maggiore. Quello che ci è accaduto, lo scoppio della pandemia e le conseguenze
prodotte, è parte di quel mistero del male rispetto al quale un cristiano non dovrebbe essere né sorpreso né sprovveduto, anche se negli ultimi decenni anche i cristiani hanno tentato di vivere-a-prescindere dal fare i conti con il male: superficiali rispetto al peccato, presuntuosi rispetto alla fragilità e alla morte, eccitati nella relazione col progresso come i bambini con in mano un tablet. Si parla di rilancio, ma non possiamo solo lanciarsi in avanti: lo zaino ora pesa di più, contiene cose di cui dobbiamo saper fare tesoro, cose che non abbiamo ancora rielaborato nè personalmente nè socialmente nè comunitariamente, ma che dovremo valorizzare. Tuttavia possiamo dire che è bello ripartire, qui, in chiesa, nella condivisione di riti che ci collegano con l’Amore di Dio che non tramonta, di un Dio che, anche se sembra dormire nella barca, nella nostra barca, non lo fa per disprezzo, ma per dirci che esistono anche altre forze più potenti di vento e onde in tempesta: l’azione di Dio, la Sua Provvidenza, le sue promesse, la carità che ci insegna anche in mezzo alle situazioni più drammatiche. Tutte queste sono le verità esistenziali cui ci porta la fede in Cristo, fede che apre alla possibilità di trovare la verità più grande sull’uomo e dargli orizzonte sempre, anche in tempo di pandemia, anche durante un lock-down. Una fede che vive nel nostro spirito, ma che necessita di ricevere sempre lo Spirito divino, quello Spirito che parla attraverso Parola e Sacramenti e che poi ci risospinge nel mondo.
Avremo possibilità di ritornare a meditare insieme su ciò che è accaduto.
Per ora ripartiamo. Lo facciamo con alcune attenzioni. Nel voler dare tranquillità a tutti, il Consiglio Pastorale e la Commissioni Liturgica si sono adoperati per assumere, negli ambienti parrocchiali e nelle celebrazioni, tutta una serie di attenzioni legate a sanificazione e riduzione dei rischi di pericolosi contatti.
Cercheremo di non dare il senso di irrazionalità o di sudditanza alla paura: proveremo a semplificare, ma senza abbassare la guardia.
Per questo, accanto all’impegno di molti volontari, dovrà esserci l’impegno di ognuno a vivere responsabilmente in mezzo agli altri, che vuol dire non dare lo scandalo di un atteggiamento improvvido e nemmeno essere eccessivo nel richiamare alla prudenza altrui. Anche in chiesa, come ovunque, ci verrà chiesto di indossare una mascherina quando siamo in presenza di altri, o saremo invitati a non scambiarci gesti potenzialmente contagiosi: la fede non è una magia contro le malattie, al massimo aiuta a sopportarle, ma sarebbe bene non volerle sfidare. Siamo invitati a non recarci alla Messa se siamo in condizioni di salute precaria.
Oltre a questo, saremo invitati ad aprire gli occhi sui drammi conseguenti al lock down: le richieste di aiuto alimentare sono aumentate di un terzo dagli ultimi mesi dello scorso anno e non è finita. L’ascolto dei bisognosi e la distribuzione di alimenti non si sono mai interrotte: alcuni adulti in pausa lavorativa forzata si sono resi protagonisti di una rinnovata azione del Centro d’Ascolto, pur avendo famiglia e piccoli alle spalle.
Sono stati protagonisti di una rete di aiuti che non ha mai cessato di operare e crescere. Troveremo modo di interpellarvi.
Ma per ora ripartiamo: da noi stessi, dal ricaricare le ragioni della fede che illuminano la vita e ci danno slancio, dal rinnovare la celebrazione del Memoriale della Passione, Morte e Resurrezione del Signore, con cui Egli vince ogni paura e ci fa affrontare ogni cosa.

Io sono infatti persuaso che né morte né vita, né angeli né
principati, né presente né avvenire, né potenze, né altezza né
profondità, né alcun’altra creatura potrà mai separarci dall’amore di
Dio, che è in Cristo Gesù, nostro Signore.” (Rm 8, 38-39)

E, nell’entrare in chiesa, vogliamo donarvi anzitutto un sorriso e un caro saluto: l’accoglienza sia il tratto cristiano a cui non rinunciamo mai!

Don Alberto


Carissimi parrocchiani,
in questi mesi abbiamo sì scoperto nuove forme e modi per esprimere la nostra fede e stare insieme a pregare, ma quanto abbiamo sentito la mancanza della nostra parrocchia e comunità, dell’Eucaristia: la notizia della ripresa delle celebrazioni dal 18 maggio ci ha dato nuova speranza. Tuttavia, vogliamo dirvi che l’emergenza non è cessata e nei prossimi mesi, con pazienza, dovremo avvicinarci alle celebrazioni liturgiche con un nuovo atteggiamento. Ora quindi riprende la celebrazione di tutti i riti: S.Messa, Battesimi, Matrimoni, Confessione, Riti delle Esequie…

In queste poche righe vorremmo fornirvi poche ma importanti indicazioni per farvi partecipare alla liturgia in maniera consapevole, serena e tranquilla.
Abbiamo lavorato per mettere in sicurezza i luoghi come richiesto dal Protocollo firmato dal Governo e dalla CEI, abbiamo predisposto cartelloni informativi e nuovi percorsi per facilitare le operazioni di entrata ed uscita, affinché si svolgano in maniera ordinata e senza creare assembramento.
Avendo disposto i posti a sedere a distanza di sicurezza, le sedute disponibili sono adesso 150 in Chiesa  e 20 in Cappella (che vi aiuteremo ad occupare partendo dal presbiterio): se abbiamo un atteggiamento flessibile, alcuni fedeli potrebbero capire di partecipare alla Messa in un altro orario. Vi chiederemo di fare attenzione a non muovervi durante la celebrazione, o di non inginocchiarvi se questo porta a diminuire le distanze minime tra i fedeli.
Vorremmo inoltre invitare tutti coloro che manifestassero malessere o febbre a rimanere a casa e vivere il culto in maniera diversa, ricordando a tutti di portare con sé la mascherina, da utilizzare sempre in luoghi chiusi ma aperti al pubblico.
Alcuni volontari presenti all’ingresso e durante le celebrazioni prefestive e festive, vi accoglieranno e saranno disponibili a spiegarvi le norme di comportamento da tenere; per gli smemorati, saranno a disposizione i DPI; vi consegneranno, se vorrete, il foglietto delle letture della settimana, chiedendovi di farlo solo vostro; vi consegneranno un libretto dei canti, che per facilitare tutti e dare solennità al rito, rimarranno fissi per alcune settimane: sarà vostro impegno riportarlo nelle settimane successive e dunque non lasciarlo in Chiesa.
Infine ancora alcune cose relative ai momenti rituali cruciali della Santa Messa – ve li diciamo ora, per non distrarvi poi -: al posto del segno della pace impareremo a porgerci un saluto con le parole, mentre per ricevere l’ostia impareremo a porgere le mani ben distese davanti a noi, in piedi al nostro posto, senza dover ripetere la professione di fede dell’”Amen!”.
Con attenzione e rispetto per gli altri accanto a noi, ma senza paura, possiamo tornare a pregare insieme!

I membri del Consiglio Parrocchiale Pastorale

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