ELEZIONE NUOVO CPP

Pubblicato giorno 19 ottobre 2024 - News

Elezione del CPP – Lettera alla comunità parrocchiale del Redentore
12 Ottobre 2024

All’inizio di questo anno pastorale una scadenza importante caratterizza la vita della nostra comunità. Dopo 5 anni di attività è giunto infatti il momento di rinnovare il Consiglio Pastorale Parrocchiale (CPP).
Siamo abbastanza abituati a vivere questo appuntamento nelle parrocchie. Fu una delle conseguenze del Concilio Vaticano II quella di prevedere uno stile di vita ecclesiale improntato al principio della comunione, quale espressione della linea teologica che descriveva la Chiesa come Popolo di Dio. E il sinodo in corso in Vaticano sta ulteriormente ribadendo quella linea col proporre lo stile sinodale quale modus operandi abituale per la Chiesa entrata nel terzo millennio.
Nel momento in cui ci accingiamo a eleggerne uno nuovo, vorrei precisare qualcosa sul senso di avere un CPP in parrocchia e alcuni aspetti nuovi all’interno di questa fase.

Sulla dinamica del Consiglio
Anzitutto vorrei soffermarmi sulla parola Consiglio.
In ambito ecclesiale essa designa un’assemblea di persone che condividono la regìa di alcuni livelli di azione: quello strettamente pastorale e quello amministrativo. Originariamente i consigli sono stati codificati per il governo delle diocesi e poi, in modo consequenziale, a livello delle parrocchie.
La particolarità che voglio sottolineare riguarda l’origine del “consiglio” nella Chiesa. Essa non risiede nel pensiero di un individuo e nemmeno di un gruppo di persone umane per quanto credenti, ma deve essere cercata e mutuata dalla volontà di Dio che giunge a noi tramite lo Spirito Santo. Di questa ispirazione nessuno può dirsi depositario privilegiato o esclusivo: depositaria è la Chiesa. La ricerca di tale ispirazione deve avvenire allora insieme, insieme con Dio e insieme tra uomini, con procedimenti in cui la ricerca della volontà divina venga fatta tramite una preghiera comune, una ricerca comune, uno scambio, un dialogo, una decisione comune. Non occorre che le decisioni vengano prese tutti insieme e nemmeno che il popolo di Dio si organizzi in gruppi che possano trovare rappresentanza all’interno dei consigli. Prendere decisioni nella Chiesa non è un fatto che esprime un potere e nemmeno degli interessi.
Purtroppo siamo tutti esseri umani e sappiamo come nessuno sia completamente libero dalla tentazione di guardare all’organizzazione ecclesiale riproducendo in essa dinamiche che vediamo facilmente in ambito temporale: democrazie piuttosto che oligarchie, partiti e parlamenti, abusi di potere e corruzione, cerchi magici… Nella Chiesa vengono di volta in volta codificate regole tese a mantenere il senso più spirituale ai diversi livelli e a garantire ricambio ovunque in nome del fatto che nessuno ha una dignità superiore agli altri: i consigli devono decadere ogni 5 anni; i preti vengono qui o là nominati a un ufficio per periodi definiti; i ministeri non sono a vita, etc… La storia ecclesiale dimostra la continua tensione a far prevalere l’ispirazione allo Spirito piuttosto che alla mentalità mondana, anche se a volte c’è voluto davvero molto tempo prima di
purificare tale tensione.

Il nuovo consiglio
Il nuovo consiglio avrà alcuni elementi di significativa novità. Anzitutto sarà fatto di un numero contenuto di persone: al massimo una quindicina, non più le 24 del precedente.
La ragione sta nella diversa fase che la nostra parrocchia deve vivere all’interno del cammino diocesano improntato dal nostro vescovo. Egli si è proposto fin dall’inizio l’obiettivo di affrontare la necessaria ristrutturazione della Diocesi e in particolare delle parrocchie, in nome di uno scollamento evidente tra ridotti numeri di cristiani e addetti alla pastorale da una parte, e strutture materiali e organizzative tipiche di tempi ben più gloriosi. Una situazione che, oltre a dover essere ricompresa come situazione di Chiesa in minoranza, necessità di procedere con l’ottimizzare la pastorale alla luce di sapiente revisione dell’esistente.
Se col precedente consiglio si era voluto cercare di realizzare una conoscenza più allargata della varietà di persone e componenti della comunità parrocchiale, ora ci serve che esso ci aiuti a stare dentro la nuova fase con profondità e sapienza di consiglio e di giudizio. Il nostro consiglio dovrà essere formato da persone dotate  di capacità dialogiche, comunionali, spirituali ed ecclesiali tali da poter vivere i cambiamenti con realismo, serenità e fiducia.

Dalle commissioni alle aree pastorali
Nell’individuazione dei membri espressione della pastorale, una diversa impostazione la offriamo attraverso un modo di organizzare i vari gruppi di impegno secondo la medesima logica che ha guidato il consiglio episcopale nella riforma della curia diocesana. Le attività sono state raggruppate in poche aree di riferimento, con lo scopo di farle sentire più vicine e interconnesse le une alle altre. In curia, infatti, da uno schema in cui si vedevano tutti i diversi uffici gli uni in fianco agli altri, ora esistono piuttosto quattro grandi raggruppamenti: area dell’annuncio e celebrazione, della carità e azione sociale, amministrativa, cancelleria, cui si affiancano altri servizi minori (lo trovate sul sito della diocesi nella tendina CURIA). Ci muoveremo anche noi nello stesso modo, invitando i laici impegnati a incontrarsi secondo le aree che trovate descritte al fondo.
Speriamo che questo possa essere occasione di pensarci in relazione in modo nuovo: ad esempio, potrebbe essere un’idea cominciare a vivere la commissione liturgica con la partecipazione di un catechista, così da sentire maggiormente l’unità tra annuncio e celebrazione e che i catechisti si sentano più spronati a vivere l’annuncio con la liturgia come suo culmine.
Ad alcune situazioni che rappresentano sempre un nuovo cui tutti vogliamo dare spazio o un importante impulso pastorale degli ultimi tempi, come i giovani e le giovani famiglie, garantiremo un’attenzione in più.

Rapporti tra CPP e comunità parrocchiale e gruppi di impegno
Una parola a proposito della rappresentanza nella Chiesa. Il senso della rappresentanza è abitualmente quello di ritener necessario che nei luoghi decisionali possano essere portate le istanze delle basi, e che gli eletti sentano di doversi esprimere non solo in nome di un pensiero proprio ma come portatori del giudizio del gruppo di riferimento. In tal senso, i “rappresentanti” dicono: “Non posso decidere io da solo”.
Questa istanza è raccolta in parte nella Chiesa dalla volontà di far sì che il Popolo di Dio sia ben rappresentato negli organi consultivi, ma come raccolta di esperienze, come senso di corresponsabilità e di partecipazione, non come controllo da parte della base o di un qualche gruppo. In tal senso bisogna sempre tener presente che il “principio di consultività”, proprio degli organismi ecclesiali, indica che la cosa più importante è ricercare la volontà di Dio, l’ispirazione dello Spirito Santo, il bene della Chiesa come ciò a cui si tende. Le decisioni devono essere prese nella volontà di costruire, rappresentare, salvaguardare la comunione, con uno sguardo sapiente a ciò di cui si parla. Ed è pure importante che tra un consiglio e la comunità esista un doppio atteggiamento di fiducia, che si alimenta nella preghiera reciproca e nel considerare l’altro alla luce di principi spirituali.
Un problema reale è quello di garantire uno scambio in doppia direzione tra un consiglio e la comunità tutta o i singoli gruppi di impegno.
Quando nel 2019 si erano immaginate le commissioni pastorali, si riteneva fattibile una modalità di lavoro per cui chi era nel CPP potesse ricevere dei compiti di consultività in nome dei quali radunare i gruppi di riferimento per proporre elementi di riflessione da poter condividere e per poi riportare in consiglio i risultati. Le commissioni sono funzionate nel senso di aiutare diversi ambiti a lavorare maggiormente insieme (vedasi le positive esperienze della commissione liturgica, della commissione carità, dei catechisti della Iniziazione Cristiana). Ma è stato più difficile garantire quel movimento di andata e ritorno tra gli argomenti trattati nel CPP e il resto della comunità.
Nemmeno siamo dotati di un bollettino parrocchiale come in tanti paesi, strumento con cui in modo scadenzato si riferiscano i risultati del lavoro del CPP.
Dovremo forse immaginare questo scambio in modo diverso, più nel senso di ritenerci comunque in comunione e comunque liberi di interpellare i membri del consiglio, cosa che anche personalmente possiamo benissimo esercitare. Si valuterà, là dove ritenuto più utile, proporre il movimento di andata e ritorno su alcuni temi, mentre il CPP dovrà esercitare con prudenza e saggezza le questioni che man mano emergeranno. E noi tutti saremo chiamati alla preghiera per sostenerlo e alla fiducia. La fiducia è una forma altissima di comunione ecclesiale.

Il momento elettivo, momento di vera sapienza
Buona parte dei membri del prossimo CPP saranno eletti all’interno delle aree di attività pastorale e in assemblea domenicale. Alla luce di tutto quanto detto prima, l’elezione dovrà essere vissuta da tutti con sapienza e fiducia, con uno spirito squisitamente ecclesiale. A tutti vorremmo quindi consegnare alcuni elementi positivi del cammino fatto finora, elementi che hanno caratterizzato la bella quanto non facile
esperienza di questi anni. Ve li consegniamo nell’ottica che, nel momento in cui ognuno andrà a cercare un degno membro del CPP, voglia vedere da esso espressa una buona comprensione almeno di questi fattori al fine di vederli garantiti nei prossimi tempi come base di ulteriori passi comunitari.
Ci è sembrato quindi di poter dire che il cammino di questi anni ci ha positivamente fatto vivere queste cose.

✓ Anzitutto la ricerca di una disponibilità concreta alla comunione: fattiva, senza pregiudizi, disponibile alla pazienza dell’incontro e del riconoscimento reciproco.
✓ I vari suggerimenti a saper assumere una forma e una coscienza cristiana nella propria vita: in particolare, l’insistenza sul sapersi vivere come “memoria di Cristo” nel mondo.
✓ Il richiamo costante al ruolo degli adulti: disponibili a far la loro parte nella testimonianza matura dell’incontro con Cristo, non autosufficienti ma comunionali, capaci di assumere le cose fino in fondo, responsabili.
✓ La proposta della Liturgia e della preghiera vissute come qualificanti esperienze di valore dentro la vita parrocchiale, essenziali e non subordinate.
✓ La direzione presa con l’Iniziazione Cristiana per ragazzi e ragazze, in linea con le decisioni del Vescovo or ora presentate alla Diocesi: meno impattante sulla totalità delle energie parrocchiali, al fine di recuperare una diversa immagine di corpo ecclesiale fatto anzitutto di adulti nella fede.
✓ La dimensione comunitaria e fraterna valorizzata con diverse iniziative, legate alla preghiera, allo scambio e all’aggregazione.
✓ La povertà come luogo di missionarietà e fraternità e non solo di assistenzialismo, peraltro a volte unica via per il sostegno.
✓ Una certa nobile semplicità nel fare le cose: senza volere l’eccellenza, e tuttavia espressione della consapevolezza che non è sufficiente fare se non diventa preoccupazione di fare bene e con gusto.
✓ La cura generale delle cose, per rispetto ai sacrifici di chi ci ha donato ciò che usiamo e per esprimere anche attraverso di esse un’attenzione a far stare l’altro in un luogo bello, accogliente, caloroso.
✓ Un responsabile impegno economico, come figli che sanno che, nel momento in cui hanno una propria disponibilità, devono saper contribuire alle necessità del tutto, ognuno per la propria parte e senza alibi. In particolare, senza cadere nel continuo refrain del “… e la Curia cosa ci dà?”.

Non ci nascondiamo che abbiamo vissuto tante situazioni difficili, spesso perché ci siamo trovati davanti tutti noi a fenomeni nuovi che qui o là ci hanno letteralmente tolto la terra sotto i piedi. Come ci dice a più riprese il Vescovo, la situazione è davvero mutata e non abbiamo futuro se non ci diciamo meglio come possiamo efficacemente essere cristiani e Chiesa nel nuovo oggi.
A partire dal lavoro fatto e considerando le sfide che ci attendono, potremo ben esercitare la nostra ricerca e la nostra indicazione di persone cui affidare la nostra parrocchia nel prossimo CPP.

Le aree pastorali e le convocazioni

 

 

La votazione nell’assemblea domenicale
Un momento elettivo sarà garantito all’assemblea domenicale, quella fatta da tutte le persone che formano
la comunità orante e celebrante. Al suo interno ci troviamo tutti, con il cesto colmo delle nostre storie e con
la disponibilità a tornare come fermento nel mondo.
Da questa assemblea ci aspettiamo di poter ricevere la candidatura di alcune persone sulle quali poi potrà
essere espresso un voto al termine delle celebrazioni del 26 e 27 ottobre, sabato e domenica.
Chi vorrà candidarsi, potrà far presente la propria disponibilità al parroco che, dopo un approfondimento
sulle motivazioni e sull’eventuale impegno, ne presenterà il nome insieme ad altri in occasione dell’elezione.
Il termine ultimo per presentare tale candidatura è il 26 ottobre, entro le ore 12.

Ipotesi di costruzione nuovo CPP 2024
Questo potrebbe essere lo schema di composizione del prossimo consiglio.


A tutti consegniamo questi spunti di lavoro perché il momento dell’elezione del Consiglio Pastorale Parrocchiale possa essere momento significativo per la riflessione comune e la guida della parrocchia nei prossimi anni.
Che tutti possiamo sentirci alla sequela del Signore e guidati dallo Spirito Santo!

La commissione preparatoria:
don Alberto, diac. Enrico Di Caprio, Silvia Garau, Enrico Perosino